autoritratto di stelle, opera su plexiglass del 1973, una delle opere più belle di michelangelo pistoletto, è attualmente istallato nel refettorio della certosa di padula. amatori dell’arte e non, lo sapevate?
pistoletto è il più grande artista tutt’ora vivente, padre dell’arte povera, esponente dell’arte concettuale, padrone incontestato delle copertine del libro d’arte di quinta liceo. non c’è dubbio, la sua opera più famosa resta pur sempre la venere degli stracci, ma la serie degli autoritratti, come quello alla certosa di padula, merita di essere presa in considerazione. la maggior parte degli artisti inizia la sua carriera chiedendosi: ‘chi sono io?’ la maggior parte degli artisti finisce per non capirlo mai: attività artistica è tutto quello che si frappone tra la domanda e la non risposta.
pistoletto inizia a farsi questa domanda negli anni sessanta: dipinge un suo autoritratto per cercarsi nella tela, ma una volta appeso il quadro al muro si rende conto che questo non riflette sé stesso ma una sua proiezione irreale, bloccata in un tempo passato. inizia così pensare che l’arte sia una finzione, una proiezione della realtà e che, quindi, un dipinto può essere sostituito da uno specchio: l’immagine di un uomo riflessa è finzione, perché non si può entrare in uno specchio, ma è una finzione vicinissima alla realtà. quando ci specchiamo la nostra immagine diventa opposta e occupa uno spazio irreale che buca la parete: è come essere contemporaneamente in due posti, quello reale e quello intangibile perché inesistente se pur visibile.
con i plexiglass, come auto-ritratto di stelle, in prestito alla certosa di padula, la sagoma di pistoletto riesce a sfondare la parete e lascia che la realtà la attraversi, occupando così tutto lo spazio esistente, compenetrandosi con esso e fondendosi con tutta la materia che lo circonda.
autoritratto di stelle, opera su plexiglass del 1973, una delle opere più belle di michelangelo pistoletto, è attualmente istallato nel refettorio della certosa di padula. amatori dell’arte e non, lo sapevate?
pistoletto è il più grande artista tutt’ora vivente, padre dell’arte povera, esponente dell’arte concettuale, padrone incontestato delle copertine del libro d’arte di quinta liceo. non c’è dubbio, la sua opera più famosa resta pur sempre la venere degli stracci, ma la serie degli autoritratti, come quello alla certosa di padula, merita di essere presa in considerazione. la maggior parte degli artisti inizia la sua carriera chiedendosi: ‘chi sono io?’ la maggior parte degli artisti finisce per non capirlo mai: attività artistica è tutto quello che si frappone tra la domanda e la non risposta.
pistoletto inizia a farsi questa domanda negli anni sessanta: dipinge un suo autoritratto per cercarsi nella tela, ma una volta appeso il quadro al muro si rende conto che questo non riflette sé stesso ma una sua proiezione irreale, bloccata in un tempo passato. inizia così pensare che l’arte sia una finzione, una proiezione della realtà e che, quindi, un dipinto può essere sostituito da uno specchio: l’immagine di un uomo riflessa è finzione, perché non si può entrare in uno specchio, ma è una finzione vicinissima alla realtà. quando ci specchiamo la nostra immagine diventa opposta e occupa uno spazio irreale che buca la parete: è come essere contemporaneamente in due posti, quello reale e quello intangibile perché inesistente se pur visibile.
con i plexiglass, come auto-ritratto di stelle, in prestito alla certosa di padula, la sagoma di pistoletto riesce a sfondare la parete e lascia che la realtà la attraversi, occupando così tutto lo spazio esistente, compenetrandosi con esso e fondendosi con tutta la materia che lo circonda.